Videoenciclopedia della caccia al cinghiale
Videoenciclopedia della caccia al cinghiale

Una tipica battuta

Il mattino, al raduno, mentre i traccini reperiscono e valutano le tracce, i partecipanti  che arrivano si stringono via via intorno al fuoco generoso. Ciascuno porta sempre qualcosa da offrire, da assaporare, perdendosi nei racconti di avventure e di ricordi che accomunano, che uniscono, mentre i cani urlano impazienti tutta la loro bramosia ed i berci dei canai si mescolano ai colpi inferti  sulle lamiere dei carrelli nel tentativo di farli tacere. Sembrano tuoni a ciel sereno; qualcuno sobbalza ed interrompe per un attimo i suoi discorsi accalorati, tornando ad immergersi subito dopo in nuove avventure, realmente vissute o semplicemente inventate. Qualcun altro non ci fa più caso.

Se i traccini al rientro portano buone notizie, il capocaccia ascolta il parere del suo vice e del capocanaio e  decide.

Poi tutti vengono richiamati a raccolta e si illustra autorevolmente l’impostazione, anticipando l’eventuale successione delle “chiuse” se la cacciata si svolge a più riprese.

Grande rilevanza è sempre data alla sicurezza: caricamento e scaricamento dell’arma, rispetto dell’angolo di tiro, silenzio assoluto alle poste, obbligo   di mantenere la posizione e di non muoversi per nessun motivo, divieto di utilizzo delle terzarole (cartucce a nove pallettoni):

-  Chi le usa è meglio che non si faccia trovare al rientro!!

Viene infine raccomandata la collaborazione nell’arresto dei cani in seguita,  se il cinghiale sfora.

Tutti ascoltano con grande attenzione.

Terminate le raccomandazioni di rito, il capostaiolo inizia a sgranare la “corona” dei fucili. Le posizioni sono state assegnate per sorteggio e qualcuno ha concordato lo scambio, per rispetto verso l’anziana età o per esperienza.

Al segnale d’inizio si carica ed è il turno dei canai, dei battitori e  dei paratori.

Colpi a salve,  berci e  latrati in ogni dove scovano e spingono i cinghiali nella direzione giusta, creando nelle valli un’atmosfera carica di pathos e di adrenalina, mentre le canizze si susseguono e si inseguono incessanti, e si frantumano o tacciono sotto i colpi dei postaioli; ovunque urla e schioppettate risvegliano ricordi ancestrali.

Qualcuno può solo immaginare quel che accade, nella speranza sempre vigile che lo sfrascare improvviso lo faccia trasalire, e sobbalza  nervoso ad ogni  minimo rumore.

Altri, più fortunati, levano in aria il loro “Viva Maria” nel rispetto di una tradizione secolare.

A  sera, il segnale di chiusura indica al  capopostaiolo che può ormai passare a recuperare uno ad uno i cacciatori stanchi ed ebbri di emozioni.

Sul posto di ritrovo, i primi arrivati iniziano già i racconti di vecchie e nuove storie, sempre uguali, sempre diverse.

 

Autori:

  • Franco Serpentini

Collaborano:

Ghermire una vita, a qualsiasi specie animale appartenga, è sempre un atto di responsabilità estrema e, o lo si compie con bestiale inconsapevolezza, cosa che non ci rende uomini, o ci si interroga ed allora bisogna darsi risposte profonde.
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