Ha sicuramente un grande impatto venatorio ed è estremamente coinvolgente. Chi non ha mai partecipato ad una battuta al cinghiale in Toscana o in Sardegna ha una grande lacuna nel proprio vissuto venatorio.
I racconti dinanzi al fuoco, le risate, lo spuntino mentre i traccini sono in azione… tutto contribuisce a rendere questa tecnica un inno all’amicizia, alla cordialità, alla convivialità.
Ma se l’aspetto ricreativo balza immediatamente agli occhi, quello tecnico non va posto in secondo piano. Riuscire ad organizzare squadre che possono raggiungere talvolta anche il centinaio di partecipanti non è certo facile.
Dal momento d’inizio, da quando il capocaccia impartisce le direttive e fa le raccomandazioni di rito sulla sicurezza, fino a quando squilla il segnale di chiusura, tutto assume un carattere serio e responsabile, dal quale traspaiono tradizione secolare, dedizione, competenza, spirito venatorio e capacità organizzativa veramente elevati.
Poiché nel linguaggio comune si tende ad usare sempre più indistintamente i due termini: battuta e braccata, va precisato che, pur avendo mediato la seconda dalla prima molti aspetti, per una naturale e graduale evoluzione delle tecniche, la battuta si caratterizza per le seguenti peculiarità: