Videoenciclopedia della caccia al cinghiale
Videoenciclopedia della caccia al cinghiale

Il traccino

Attento osservatore e con un’ottima padronanza della zona su cui opera, deve saper rilevare, anche sul terreno più difficile, gli impercettibili segni che tradiscono la presenza dei selvatici, di cui deve saper riconoscere le orme per ogni singola specie.

Nello svolgimento della sua azione, un buon traccino deve saper  valutare con buona approssimazione la consistenza numerica di un branco e deve saper distinguere dall’orma la classe di appartenenza dei singoli individui, il sesso negli animali maturi, il loro peso approssimato.

Al rientro dal suo giro di perlustrazione, deve fornire al capocaccia anche l’indicazione sulle più probabili zone di rimessa ed il percorso che i cinghiali  hanno seguito durante i loro spostamenti notturni e che tenteranno di ripercorrere  una volta scovati.


<< … Nella Macchia delle Ferrare sono entrati quattro animali, una scrofa di una ottantina di chili e tre porcastri di una cinquantina ciascuno. Sono passati per il castagneto, seguendo poi il crinale fino al fosso; hanno attraversato l’acqua e si sono rimessi negli scopeti sotto il  Salto del Cieco, al sole…>>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quella del traccino è una funzione che richiede grande esperienza e professionalità. Sulle sue rilevazioni viene impostata l’intera cacciata; il suo fallimento è il fallimento dell’intera squadra.

Ogni buon traccino è maestro. I segreti della sua arte vengono trasmessi al “discepolo prediletto” perché nulla si perda delle tradizioni e dei segreti della macchia.

Autori:

  • Franco Serpentini

Collaborano:

Ghermire una vita, a qualsiasi specie animale appartenga, è sempre un atto di responsabilità estrema e, o lo si compie con bestiale inconsapevolezza, cosa che non ci rende uomini, o ci si interroga ed allora bisogna darsi risposte profonde.
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