La caccia al cinghiale si suddivide in due branche: le tecniche collettive e le tecniche individuali.
Alla prima appartengono le tre tecniche più frequentate:
- la battuta, nelle varianti toscana e sarda;
- la cacciarella, come la battuta, ma più
ridotta e meno coreografica;
- la braccata, mediata dalla caccia alla lepre con l’uso dei segugi, da cui ha attinto molti aspetti tecnici e formali.
Altre tecniche collettive, molto più discrete e silenti, sono:
- la girata, storicamente non recente, ma riscoperta negli ultimi anni con finalità gestionali (selecontrollo);
- il treppiede (tre componenti);
- la cavalletta (due componenti).
Alla seconda branca, che abbraccia le tre forme individuali (o in solitario), appartengono:
- la caccia all’aspetto, praticata aspettando l’uscita del cinghiale nei punti di pastura o appostandolo all’alba nei punti di rientro. In questa tecnica è
indispensabile l’uso del cane da traccia per il recupero dei capi feriti o andati a morire lontano.
- la caccia alla cerca, in disuso ed esercitata quasi esclusivamente nelle aree dove il cinghiale è sottoposto ad una pressione di prelievo moderata. Anch’essa è
praticata senza l’uso del cane attivo, ma accompagnati sempre dal cane da traccia come nella tecnica precedente.
- la caccia a singolo, una delle forme più nobili di caccia al cinghiale con l’utilizzo del cane.