I percorsi educativi e di addestramento devono prevedere sempre una successione graduale che rispetti le soglie di maturazione psicofisica del cane.
Nel caso di un cucciolo, la cosa più opportuna sarà lasciarlo con la madre ed i fratelli almeno fino al completamento del “periodo di socializzazione”.
Superata tale soglia, sarà importante scegliere per lui un luogo tranquillo dove accucciarsi e dal quale possa relazionarsi sovente con il suo padrone.
La soluzione ideale, soprattutto per il cane destinato a lavorare da singolo, è certamente tra le mura domestiche o in giardino. Il cane tenuto in casa sviluppa capacità relazionali con l’uomo veramente sorprendenti. In casa imparerà in breve tempo ad interpretare i segni, anche involontari, del suo padrone (va ricordato che comunichiamo anche quando non ne siamo consapevoli). Anche il padrone inizierà a comprendere più a fondo gli atteggiamenti del suo cane.
Attraverso la successione regolare degli eventi nel vivere quotidiano, ed imparando a rispettare gli spazi domestici, svilupperà meglio il suo orientamento spazio-temporale.
Per portare a compimento un corretto processo formativo, sin dai primi passi bisognerà sforzarsi di associare ad ogni nostro evento comunicativo verbale volontario un determinato gesto. Saranno così poste le basi per una comunicazione molto sofisticata, essenziale a caccia, fatta di poche parole, ma prevalentemente di cenni, sibili, sguardi.
Se si viene in possesso di un soggetto già maturo, va tenuto ben presente che è sempre un problema correggere vecchie abitudini; se per mettere a punto un ciclo di addestramento occorre un determinato periodo di tempo, per correggere un vizio ne occorrerà almeno il doppio e con risultati spesso incerti. Il vizio lascia sempre una traccia nel carattere del cane, riaffiorando di tanto in tanto.
E’ sicuramente meglio costruire autonomamente i propri cani, cercando di limitare al massimo gli errori di impostazione