Fu Ivan Petrovich Pavlov, un medico e fisiologo russo, ad individuare e studiare per primo i meccanismi dei riflessi condizionati.
Già a fine ottocento, notando che i cani intensificano la salivazione alla vista del cibo, attraverso una serie di esperimenti determinò che questa reazione poteva essere condizionata anche dal suono di un campanello associato sistematicamente alla somministrazione del pasto.
E’ questo meccanismo il perno dell’addestramento. Somministrando metodicamente un rinforzo, ogni volta che il cane esegue una determinata azione, si può arrivare a fissare in lui l’acquisizione di meccanismi di risposta automatica a comandi determinati.
Non tutti gli addestratori concordano però sul fatto che si debba ricorrere ai processi di condizionamento per ottenere un buon livello di prestazione. Ma se è vero che attraverso i processi educativi si possono formare soggetti più riflessivi e con atteggiamenti meno meccanici e più antropici, raggiungendo livelli altissimi di feeling, è anche vero che solo mettendo in atto processi di addestramento si possono ottenere risposte immediate e con una frequenza di prestazione costante.
Dunque, come dicevano i latini “in medio stat virtus”, cioè la virtù sta nel mezzo; non solo educare per non avere soggetti dalle prestazioni incostanti, non solo addestrare per non avere soggetti snaturati.
Per completezza va aggiunto che il rinforzo sull’azione corretta è molto più efficace ed automatizzante dell’input correttivo su quella sbagliata.