Videoenciclopedia della caccia al cinghiale
Videoenciclopedia della caccia al cinghiale

Abitudine al colpo di fucile

Sulla paura dello sparo  c’è poco da dire. Quando il  cane mostra un evidente timore, e se ciò è  geneticamente impresso, va sottratto anche dalle linee riproduttive.

Non è raro  però che il problema non sia genetico, ma che derivi da un trauma causato da un colpo troppo ravvicinato in giovane età  o da qualche altro accidente. In questo caso liberarsi di un cane potenzialmente recuperabile è sicuramente un errore.

Ma sia  che si debba recuperare un soggetto spaventato, sia che si debba avviarlo ad una corretta reazione al colpo, è sempre buona norma procedere gradatamente, sottoponendolo a fragori via-via più intensi ed  evitandogli accuratamente stress acustici improvvisi.

Molti utilizzano stratagemmi di diverso tipo, come le serrande metalliche dei negozi, prima da lontano poi sempre più da vicino, o petardi di diversa potenza e da diversa distanza  o altri mezzi analoghi.

Un volta che il cane avrà iniziato a tollerare i fragori, o che sarà a buon punto il suo recupero, la situazione più incisiva nella quale consolidare quanto  ottenuto  è sicuramente il tiro a fermo. 

Per agire bene, le prime volte si lascerà abbaiare a lungo il cane prima di sparare con un piccolo calibro. Il calibro 28 ad esempio va bene,   ma la precisione del tiro deve essere estrema ed il mercato non offre una vasta scelta di munizioni. Inoltre il suo potere d’arresto è scarsissimo ed è dunque meglio usarlo in recinto. Solo quando il cane avrà associato il rumore dello sparo all’animale abbattuto e all’odore del sangue,  mostrando addirittura eccitazione nell’udire il colpo di fucile, potremo dire che il processo di dressaggio o l’intervento di recupero sono andati  a buon fine e potremo  passare ai calibri ordinari.

Autori:

  • Franco Serpentini

Collaborano:

Ghermire una vita, a qualsiasi specie animale appartenga, è sempre un atto di responsabilità estrema e, o lo si compie con bestiale inconsapevolezza, cosa che non ci rende uomini, o ci si interroga ed allora bisogna darsi risposte profonde.
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