Il risultato dei processi di formazione correttamente somministrati deve trovare espressione in un soggetto equilibrato, discreto, non esuberante, ma perfettamente in mano, con atteggiamenti seri e che, quando si richiama la sua attenzione con un bisbiglio o con un gesto, si disponga in attesa di un nuovo ordine, guardandoci negli occhi e pronto ad agire.
Nel primo periodo di perfezionamento in attività di caccia, si porteranno a compimento esperienze in progressione, ma assolutamente non “cruente”, poiché finalizzate anche ad una graduale e corretta stabilizzazione.
Partiremo ogni volta dal reperimento della traccia a cane sciolto, tenendolo sempre ben in pugno.
Si passerà quindi alla tracciatura, lavorando preferibilmente su dritte di rimessa, di buon mattino, in modo che l’emanazione sia forte e chiara. Solo in seguito si sposterà il periodo di attività nelle ore più tarde o addirittura il pomeriggio, scegliendo tracce sempre più lunghe, complesse e flebili.
La tracciatura, soprattutto con il cane giovane, deve essere condotta con metodo assoluto; la caratterizzazione che si intende dargli ne impone lo stile.
I cani strutturati per il lavoro in equipaggio saranno ovviamente dotati di una maggiore autonomia ed intraprendenza. Il limiere che lavora senza lunga dovrà invece imparare a mantenere una distanza di controllo adeguata al passo del conduttore (il limiere, per definizione, dovrebbe lavorare sempre con la lunga; si possono tuttavia definire limieri anche quei soggetti che vengono addestrati a muoversi come se fossero vincolati al conduttore da una “lunga virtuale”, che li tiene alla giusta distanza di controllo).
Durante la tracciatura, grande cura dovrà essere posta nel cercare di non cambiare l’animale che si sta tracciando con altri che potrebbero incrociare il suo percorso. Il “cambio”, per un cane inesperto, è un rischio notevole, che richiede l’aiuto del conduttore. Anche il procedere nella direzione giusta ha bisogno del nostro attento controllo.
Sulla traccia le soluzioni di continuità possono essere frequenti e, soprattutto se il cane non ce la fa, non dobbiamo lasciarci prendere dalla fretta. Quando accade, armati di santa pazienza, poiché i cinghiali sicuramente non volano, bisognerà cercare di riannodare il “filo” alla perfezione, procedendo passo-passo, cercando di rilevare e sfruttare ogni minimo segno lasciato dal selvatico; “saltellare” sul filo è quanto di più errato si possa fare nel trattare un giovane soggetto.
Grande attenzione si riporrà soprattutto nei tratti in cui il cinghiale ha raddoppiato. In questo caso solo soggetti particolarmente esperti riescono ad evidenziare l’evento in modo significativo.
Ogni errore va segnalato al cane con l’opportuna parola <<no>>, incoraggiandolo con il <<bravo>> a continuare ogni azione corretta. Prima di intervenire in qualsiasi modo, bisogna però accertarsi sempre di quello che è realmente accaduto, altrimenti si corre il rischio di confonderlo, facendogli perdere sicurezza. E’ meglio non intervenire affatto che farlo nel modo sbagliato.
Con il cucciolone l’azione di caccia va sempre portata a compimento con l’incontro nella lestra; bisogna sforzarsi a che ciò avvenga sistematicamente, anche a costo di perdere l’intera giornata.
Nel selezionare la traccia idonea, vanno accuratamente scelte quelle che non conducono ad animali potenzialmente pericolosi (scrofe con i lattonzoli, verri aggressivi ecc.), per non compromettere il processo di stabilizzazione. Nei primi periodi sarà sicuramente meglio servirlo con il tiro a fermo piuttosto che con la forzatura.