Il cane che sa lavorare bene con la lunga è certamente apprezzabile, ma ancora di più lo è quello che sa seguire il filo della traccia procedendo slegato e con la giusta distanza di controllo, come se avesse una lunga virtuale.
Per poter tracciare senza lunga, il cane deve sapersi adeguare al passo del conduttore, precedendolo di poche decine di metri e rispondendo perfettamente a tutti i suoi comandi.
Durante l’azione di tracciatura il filo deve essere seguito con continuità e precisione. Saltellare qua e là nella speranza di poter anticipare il traguardo, molto spesso costringe a ritornare sui propri passi e confonde l’ausiliare.
E’ molto importante anche che il cane che lavora con la lunga virtuale sappia effettuare il pendolo. Un paio di abbai a fermo sono più che sufficienti per indicare la posizione esatta del cinghiale senza infastidirlo troppo.
La tracciatura, che ha sempre come obiettivo finale l’esatta individuazione del punto di rimessa del selvatico, può essere arricchita da due livelli di approfondimento, ambedue molto elevati, ma il secondo più del primo:
Ma qualunque sia il livello di approfondimento, sono infinite le situazioni alle quali il conduttore deve essere in grado di far fronte per portare a termine con successo l’azione.
Se la traccia sfila nella macchia più intricata, ed il cane ha sufficiente iniziativa, a volte può essere impossibile seguirlo standogli dietro. Lo si controllerà allora da una certa distanza, seguendolo lungo il tragitto più agevole e cercando di anticiparlo. Con i cani che non vocalizzano sulla traccia si ricorre all’uso del bubbolo.
Nello schema sono stati indicati: con il tratteggio giallo il percorso di un verro; con quello blu il percorso del conduttore sul sentiero di crinale e con la linea continua blu il percorso del cane.