Sovente accade di ascoltare certi canettieri che sembrano quasi vantare i propri ausiliari per il numero degli incidenti subiti nel contatto con il cinghiale. Come se la temerarietà fosse un parametro per valutarne la bravura.
Le cicatrici rilevabili sulla pelle del cane, al di là dell’essere indice di quanto sia costato il veterinario, possono avere una duplice valenza: indicare che il soggetto è stato sfortunato, ma che è ormai stabilizzato (cosa meno probabile) o che siamo dinnanzi ad un cane troppo aggressivo.
In ogni caso un cane che si fa “toccare” spesso (o che va a “toccare”) non è certamente da esaltare. Viceversa è uno dei soggetti da escludere il più in fretta possibile, in quanto solito mettere a rischio se stesso ed i suoi compagni. Sappiamo bene quanto un soggetto incosciente spinga i più giovani ed irruenti ad emularlo ed a buscarle di santa ragione.
Ogni muta da braccata, per essere completa, deve avere almeno un elemento caratterizzato come dominante nella fase di abbaio a fermo. I suoi atteggiamenti equilibrati contribuiranno a regolarizzare i toni e gli impeti dei compagni.
Anche l’espressività del suo movimento, la posizione nella quale si colloca rispetto al selvatico, al conduttore ed al terreno d’azione sono aspetti importanti, da valutare e da plasmare.
Godere delle performance di un abbaiatore a fermo di classe è qualcosa di sublime, che a volte fa persino dimenticare la necessità di concludere l’azione con una precisa stoccata.