Questa caratterizzazione riguarda i soggetti in grado di districare la traccia con metodo assoluto, senza soluzione di continuità, in qualsiasi circostanza e su qualsiasi terreno. Munito di un olfatto sensibilissimo e di un giusto livello di sagacia nelle soluzioni di continuità, il tracciatore deve anche essere in grado, per la sua spiccata intelligenza, di arrivare a percepire la centralità del proprio ruolo, riconosciuto tale dal canettiere e dai compagni.
Il tracciatore vero è quello che riesce a condurre sempre la muta a segno, che non si lascia trasportare dalle frenesie degli altri cani dei quali abbassa con la sua calma e precisione i toni se troppo alti.
Sovente è questo il cane a cui si tende ad attribuire erroneamente il titolo di capomuta.
Se volessimo fare una similitudine, il tracciatore nell’equipaggio di braccata deve equivalere al cane di centro avanzato nelle mute da lepre.
Molti canettieri sono soliti adottare la velocità come parametro qualitativo del tracciatore. Un buon cane, ben caratterizzato per questa funzione, dovrebbe avere invece un’andatura modulata sulla consistenza dell’emanazione. I soggetti troppo veloci, seppur spettacolari, a lungo andare tendono a privilegiare le emanazioni forti, rifiutando le più flebili o “trascurando” in condizioni olfattive avverse. In aggiunta possono far cadere la muta in errori madornali, portando a ritardare il processo di formazione dei giovani, che inizieranno a riflettere poco ed a lasciarsi rimorchiare.
Se mettessimo a confronto due tracciatori: uno veloce ed uno con andatura modulata, potremmo tranquillamente asserire che mentre quello veloce arriva prima, l’altro arriva sempre.